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Studio Clinico sulla Blefaroplastica non Ablativa o Nano AblativaNon Ablative Blepharoplasty o Nano Ablative Blepharoplasty
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Premesse
La chirurgia non ablativa o nano ablativa è volta a semplificare gli interventi di chirurgia tradizionale, sia in campo dermatologico sia in campo estetico operando in modo incruento senza incidere i tessuti e senza ricorrere a iniezioni di anestetico o a punti di sutura.
Questa metodica con dei piccolissimi puntini di sublimazione è in grado di accorciare la cute in eccesso senza ricorrere al bisturi e senza assottigliare la cute, con una tecnica indolore e senza sanguinamento.
Anche la blefaroplastica non oppure nano ablativa, come dice lo stesso nome, non ricorre al bisturi tradizionale, al radio bisturi o al laser per rimuovere la cute in eccesso, evitando così tutti i rischi connessi con l’intervento condotto con la Chirurgia tradizionale. Questa tecnica di Blefaroplastica viene definita “Dinamica” in quanto permette all’operatore di invitare il paziente ad aprire e chiudere gli occhi durante il trattamento, mettendo così in evidenza le pliche di cute ancora da trattare.
Per comprendere in modo corretto la Blefaroplastica non Ablativa è necessario fare un breve cenno di anatomia e fisiologia delle palpebre.
Le palpebre sono delle strutture cutaneo - membranose che ricoprono gli occhi, li proteggono dalla luce eccessiva, dagli agenti atmosferici e svolgono molte funzioni essenziali . Sono costituite da due facce, una interna ricoperta da una membrana mucosa che contribuisce alla formazione del sacco congiuntivale e una esterna cutanea. Sotto la cute palpebrale si trova il muscolo di Muller o "Tarsale Superiore" che permette i movimenti delle palpebre.
Le palpebre sono provviste di ghiandole lacrimali e ciglia che con il loro movimento distribuiscono il liquido lacrimale evitando la disidratazione della cornea. Esternamente la palpebra è costituita da cute molto sottile al disotto della quale si trova il connettivo sottocutaneo. Più in profondità troviamo lo strato muscolare con il connettivo sottomuscolare internamente rivestito dallo strato congiuntivale.
Il muscolo elevatore della palpebra ha come antagonista il muscolo orbicolare ed entrambi contribuiscono all'ammiccamento fisiologico che svolge un ruolo essenziale nel mantenere idratate le strutture a contatto con l'atmosfera.
Il tarso palpebrale superiore è adiacente al muscolo tarsale superiore, sulla sua superficie anteriore si connette l'aponeurosi del muscolo elevatore superiore delle palpebre.
Quando alcune di queste strutture tendono a modificarsi per sollecitazioni meccaniche, per dimorfismi presenti alla nascita, per invecchiamento cutaneo e per abitudini posturali, è richiesto un intervento medico o chirurgico per correggere o ripristinare i rapporti fisiologici di dette strutture.
La blefaroplastica è uno degli interventi più richiesti sia per ragioni estetiche sia per ragioni funzionali.
Sono sempre meno le persone che si rivolgono alla chirurgia tradizionale per gli inestetismi palpebrali sia per i rischi connessi all'intervento sia per gli effetti collaterali indesiderati sia per il post operatorio particolarmente pesante. |
STUDIO CLINICO |
Scopo dello Studio Clinico 1) Valutare la possibilità di trattare le alterazioni delle strutture periorbitarie senza ricorrere a tecniche cruente.
2) Verificare la durata nel tempo dei risultati ottenuti con una tecnica non invasiva realizzabile senza intervento tradizionale grazie agli strumenti che permettono di effettuare la chirurgia al plasma.
Questi strumenti spesso sono costituiti da tre manipoli generatori di plasma, ciascuno dei quali con caratteristiche diverse e specifici per il tipo di cute palpebrale su cui agire.
La Chirurgia al Plasma permette di evitare anestesia, di asportare cute, di mettere punti, doverli rimuovere e rischiare effetti collaterali indesiderati. Uno degli obiettivi della ricerca è quello di realizzare un protocollo standardizzato per ottenere un risultato sicuro e perfettamente ripetibile.
Il protocollo standardizzato prevede:
1) Una corretta anamnesi.
2) Una valutazione delle esigenze del paziente.
3) La scelta della condotta da seguire.
4) La conoscenza degli strumenti della Chirurgia non o nano Ablativa.
5) La corretta ottemperanza alle regole da seguire da parte del paziente.
La Chirurgia non Ablativa, praticata da oltre vent'anni dal suo ideatore, il dottor Giorgio Fippi, presenta una enorme casistica clinica, pubblicazioni nazionali e internazionali, articoli di stampa ed è diventata materia di studio in Master Universitari Nazionali e Internazionali di secondo livello. L'assenza di effetti indesiderati e l'estrema sicurezza del trattamento effettuato da mani esperte, hanno contribuito al grande successo della Blefaroplastica non Ablativa che, negli ultimi anni è stata scelta come metodica preferendola alla blefaroplastica chirurgica tradizionale.
Con questa tecnica di Chirurgia non Ablativa non si hanno ematomi, "orecchie di cane" (eccessi di cute che residuano lateralmente alla sutura), asimmetrie, sguardi "spiritati" o peggio il tanto temuto lagoftalmo (incompleta chiusura della rima palpebrale). Con la Blefaroplastica non ablativa, praticata secondo certe linee guida imprescindibili, la cute in eccesso sulla palpebra non viene tagliata e asportata, come nell'intervento tradizionale, ma fatta accorciare riportandola allo spessore originario semplicemente facendo sublimare le cellule morte dello strato corneo superficiale.
Per sublimazione si intende il passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso o aeriforme.
Con gli opportuni
strumenti in grado di far sublimare lo strato corneo superficiale
concentrando il microplasma si ottengono risultati altrimenti
impossibili con altre tecniche. Lo strumento migliore è uno strumento a plasma con diverse energie, in cui ciascun manipolo è in grado di ottenere, senza toccare la cute, un micro plasma convogliato adeguato a ogni distretto cutaneo anche se della stessa area anatomica. Ciascuno di questi spot, sublima i corneociti superficiali senza coinvolgere la lamina basale e senza causare sanguinamento ma, principalmente, senza causare alcun danno necrotico ai tessuti circostanti e sottostanti. Grazie al microplasma convogliato generato dal manipolo idoneo al tessuto da trattare, siamo in grado di ottenere dei piccoli spot, ciascuno di 500 micron; questi spot saranno distanziati tra loro in modo diverso per ottenere risultati adatti alla tipologia di intervento. Sono questi
microscopici punti che disposti in un certo modo fanno riassumere alla
cute palpebrale il corretto spessore riducendone gli esuberi. Il risultato è
immediato, la seduta dura al massimo tre minuti, non c'è sangue in
quanto non oltrepassiamo la lamina basale e non si arriva mai al derma
dove sono presenti i capillari ematici. Come per tutti gli
interventi di Blefaroplastica non ablativa, non si hanno cicatrici o
asimmetrie, il colorito rosato della parte trattata, visibile al
controllo effettuato 28 giorni dopo, si normalizza nei giorni successivi
e non si ha abbassamento del sopracciglio che conferirebbe il classico
aspetto triste di alcuni interventi di blefaroplastica tradizionale.
Se la parte da trattare è particolarmente estesa si potrebbe avere un edema che comparirà il giorno dopo e che potrebbe durare circa due giorni.
Per evitare questa evenienza, tutto sommato trascurabile rispetto ai vantaggi, è opportuno effettuare il trattamento in due o più sedute e far applicare una soluzione glucidica osmoticamente attiva. Comunque l’eventuale edema post trattamento, è facilmente gestibile effettuando sedute meno impegnative e può essere ridotto o evitato, applicando subito dopo la seduta una pasta glucidica che si prepara sciogliendo un cucchiaio di zucchero a velo con un cucchiaino di acqua eventualmente aggiungendo tre o quattro gocce di collirio al benzalconio e nafazolina.
Come per tutti gli
interventi di chirurgia non ablativa effettuati sulle palpebre o vicino
agli occhi, dovremo osservare le seguenti precauzioni: 1) Se non necessario evitare di anestetizzare la parte.
2) Non applicare alcun tipo di medicazione, tranne l'utilizzo di un collirio a base di benzalconio al solo scopo di disinfettare la parte visto che non si ha sanguinamento.
3) Il paziente dovrà lavarsi come sempre, asciugare la parte tamponando con un fazzoletto di cotone, avendo l'accortezza di non strofinare.
4) Applicare alcune gocce di collirio al benzalconio, non nell’occhio ma sulla parte trattata.
Per effettuare in modo corretto la Blefaroplastica non ablativa è necessario considerare il tipo di tessuto su cui intervenire per scegliere i manipoli idonei al tipo di cute da trattare, applicarvi il puntale appropriato, stabilire le linee di accorciamento e lo spessore che dovremo far assumere al tessuto.
Ovviamente cambiano le energie in gioco in base al manipolo e il puntale utilizzato.
Allo scopo di evitare di cedere energia al sottocutaneo, che gonfiandosi subito ci impedirebbe di armonizzare lo sguardo del paziente, utilizzeremo degli spot con energia bilanciata ottenuti con i manipoli e i puntali idonei al tipo di cute su cui interverremo.
Si ipotizzeranno
dei vettori di trazione con caratteristiche diverse (spessore e
larghezza dell'area da trattare) e si sceglierà il manipolo e il puntale
idoneo.
Essendo i tessuti
palpebrali molto delicati, per evitare edemi eccessivi, è consigliabile
trattare la palpebra in più sedute e comunque dopo aver fatto un test su
una piccola area per verificare sia la sensibilità della parte sia la
capacità del paziente di eseguire alla lettera quanto consigliato per il
post trattamento. Normalmente si effettuano quattro sedute anche se in
molti casi (paziente collaborante e palpebra appena sensibile) può
bastare una sola applicazione. Fondamentale il manipolo adatto a quella tipologia di trattamento. La visita per poter effettuare una corretta Blefaroplastica non ablativa, prevede una attenta anamnesi e una valutazione semeiologica delle aree da trattare.
Si dovranno considerare attentamente le posizioni dei globi oculari per escludere qualsiasi coinvolgimento tiroideo nella genesi dell'inestetismo.
Una protrusione di un globo oculare rispetto al contro laterale ci dovrebbe far sospettare una tiroidite o altra patologia tiroidea.
Un occhio più aperto, molte volte, è dovuto a questo tipo di problematica.
La palpebra dell’occhio meno infossato sembra più distesa e spesso il paziente considera antiestetico l'occhio normale contro laterale che presenta la cute palpebrale meno distesa.
In questi casi é Imprescindibile inviare il paziente allo specialista che nella maggioranza dei casi ci confermerà la diagnosi.
Escluso qualsiasi patologia connessa, chiediamo al paziente se ha l'abitudine di stropicciarsi gli occhi, se utilizza dei prodotti struccanti con cui stira la cute palpebrale, se soffre di prurito agli occhi o se presenta eccessiva lacrimazione.
Ma ora veniamo alla parte pratica per decidere come intervenire per ottenere un risultato perfetto e estremamente naturale, senza mai stravolgere l'armonia dello sguardo del soggetto.
Mediante un "palper" (perno metallico arrotondato alle estremità) dovremo simulare le linee di trazione da esercitare per correggere la lassità cutanea.
Evidenziare le parti dove accorciare la cute aumentandone lo spessore e dove, invece, limitarci ad accorciarla senza incrementarne lo spessore. Una volta studiato il problema, se è il caso simulando i risultati da raggiungere con il computer mediante programmi di video grafica, inizieremo il trattamento. Ogni palpebra presenta delle zone di diversa conduttanza termica e con diverso spessore dello strato corneo dovuto a sollecitazioni meccaniche o dalla diversa distribuzione dei tessuti epidermici.
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Materiali e metodi
La ricerca è stata effettuata su 8 soggetti di sesso femminile di età compresa tra i 25 e i 65 anni e 4 soggetti di sesso maschile di età compresa tra 30 e 75 anni.
Tutti afferenti agli ambulatori del dottor Fippi negli anni in cui ha praticato la Chirurgia non o nano Ablativa.
La diagnosi alla visita iniziale è stata formulata valutando la differenza di apertura tra i due occhi facendo aprire e chiudere le palpebre per evitare falsi positivi. Sono state valutate: l’anatomia delle orbite, i rapporti tra le pliche palpebrali, la distanza della plica palpebrale tra ciglia e sopracciglia. È stato valutato lo
stato dei tessuti periorbitari compresa la presenza di rugosità e lassità
zonali. Valutato di quanto
la pelle rilassata della palpebra superiore si avvicina alle ciglia e se
contribuisca a far ridurre la luce pupillare appoggiandovisi
sopra. È stato considerato l'eventuale abbassamento del sopracciglio evidenziabile semeioticamente spingendolo verso l'alto per evidenziare se sia presente la ruga sopraccigliare da eccesso di cute.
È stata presa in
considerazione la forma degli occhi, lo spessore della cute palpebrale e
la presenza eventuale di borse adipose. La diagnosi differenziale tra un accumulo di grasso o di liquidi palpebrali si effettua facendo applicare al paziente per due ore sulla parte la pasta osmotica glicidica.
Se la borsa palpebrale si riduce o scompare è dovuta a liquidi e può essere trattata con la Chirurgia non ablativa in meno di un minuto per palpebra.
Se la borsa palpebrale non si modifica con la pasta glicidica, prima di intervenire, dovremo effettuare la lipo apoptosi per ridurre la spinta adiposa e successivamente ricorrere alla Chirurgia non ablativa.
Questo evita di sottoporre il paziente alla asportazione della borsa adiposa per via trans congiuntivale.
Prima di intervenire è stata effettuata una anamnesi accurata, valutando eventuali patologie con risvolti oftalmici tipo tiroiditi e controllando accuratamente la presenza di nei o patologie cutanee che possano alterare il risultato estetico dell'intervento.
È stato chiesto se
siano stati assunti farmaci nei sei giorni precedenti il trattamento.
Ora,
per intervenire correttamente con l'energia preimpostata sono stati
ipotizzati dei vettori di trazione con caratteristiche diverse (spessore e
larghezza dell'area da trattare) e ho scelto il manipolo e il puntale
idoneo. Ho
trattato prima le aree cheratosiche cercando di armonizzare il più
possibile lo sguardo rendendo il solco palpebrale superiore parallelo
all'orbita superiore a alla rima palpebrale (dove sono presenti le
ciglia). Durante la prima
visita ho effettuato un test su una piccola area
per verificare sia la sensibilità della parte sia la capacità del paziente
di eseguire alla lettera quanto consigliato per il post
trattamento. I pazienti di
questa ricerca sono stati trattati al massimo con quattro sedute anche se in molti casi, paziente
collaborante e palpebra appena sensibile, è stata sufficiente una sola
applicazione. Fondamentale,
ripeto, è stato il manipolo adatto per quella tipologia di
paziente.
Il trattamento di Blefaroplastica non Ablativa è stato strutturato in tre fasi:
a) Visita test
b) Prima seduta c) Trattamento d) Controllo o eventuali altre sedute.
Durante la prima vista è stato effettuato il test con la tecnica dei 5 punti solo sulla palpebra più calante o con maggiore quantità di cute.
La prima seduta è stata eseguita effettuando una serie di 30 spot su entrambe le palpebre.
Le eventuali sedute successive sono state eseguite con un numero di spot uguali alla prima seduta nei casi di cute sensibile altrimenti si sono effettuati fino a 100 spot per parte.
Come manipolo è stato utilizzato il meno energetico ma con plasma concentrato nel caso di cute non cheratosica e l’intermedio con microplasma super focalizzato nel caso di cute cheratosica.
DISCUSSIONE
Sono state rilevate variazioni significative dei risultati ottenuti in base all'età di insorgenza della lassità cutanea e alla quantità di tessuto da trattare.
I risultati hanno messo in evidenza che quantità limitate di tessuto da correggere rispondono in una sola seduta e in certi casi la soddisfazione del paziente è già notevole avendo effettato il solo test con 5 punti.
Nel caso di ptosi palpebrale e nei casi di prurigo palpebrale abbiamo osservato una riduzione della durata dei risultati ottenuti nei mesi successivi a causa delle sollecitazioni meccaniche dovute allo strofinio della parte.
In tutti gli altri casi, la maggioranza, i risultati si sono mantenuti per anni senza necessità di ritocchi.
Le differenze di genere no sono state rilevate in quanto il successo della tecnica utilizzata è stata superiore al 90% in entrambe i sessi.
Alcune situazioni comportamentali hanno fatto rilevare che la maggior incidenza di recidive era dovuta all’utilizzo di struccanti e alla applicazione di altri cosmetici per il contorno occhi non idrosolubili.
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Regole da osservare da parte del paziente per la
Medicazione. 1) Lavare la parte
trattata con acqua e sapone tipo marsiglia solido mai detergenti liquidi o
struccanti. 2) Asciugare
tamponando delicatamente senza strofinare, con un fazzoletto di cotone o
un asciugamano non goffrato, mai con fazzolettini di carta o con garza
sterile. 3) Disinfettare la
parte trattata delle palpebre tre volte al giorno con collirio a base di
benzalconio e nafazolina applicandolo sulla cute con il polpastrello, non
con ilo cotone o garza. 4) Proteggere con
fondotinta fluido applicandone uno spessore idoneo (un millimetro) solo
sulla parte interessata, evitando di sfumarlo con le dita. 5) Non deve essere
coperta con cerotti, per la possibilità di macerazioni, distacco prematuro
della crosta con possibili danni da cicatrizzazione errata,
sensibilizzazioni, infezioni, non si deve applicare mai crema protettiva,
solo il fondotinta di cui sopra. 6) Non devono esservi applicati medicamenti o cosmetici. (proibite tutte le creme antibiotiche, cortisoniche e lenitive o protettive incluse le omeopatiche)
7) La crosta non
deve assolutamente essere asportata; Cadrà da sola dopo 7-20 gg altrimenti
si rischiano avvallamenti e irregolarità della
cute. 8) La parte
trattata deve essere protetta immediatamente dopo il trattamento dalle
radiazioni ultraviolette sia all'aperto sia in casa (Sole, Monitor del
computer, Lampade al Neon e Fluorescenti, rivelatori di banconote false,
Lampade di Wood in discoteca, Sorgenti di luce a LED, Catalizzatori UVB
per ricostruzione unghie, Catalizzatori UVB per
odontoiatria) 9) Il fondotinta
fluido deve essere applicato sia quando è presente il carbone da
sublimazione, impropriamente chiamato “crosta” sia in seguito, per evitare
la formazione di discromie (macchie scure della pelle o aree di colore
diverso da quello della pelle circostante.), utilizzando solo i consigli
al punto 4. (Finché la parte resta rosa c’è rischio di
macchia!) 10) L'uso del fondotinta, mai di protezione solare, deve essere continuato finché perdura la colorazione rosa che in soggetti predisposti, potrà durare a lungo. - Il fondotinta che dovesse restare sulla parte dopo averla asciugata, non deve mai essere rimosso; potrà essere integrato con un'altra applicazione dello stesso fondotinta fluido.
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Clinica
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![]() Epitelizzazione: ottima | Esecuzione consigli medici: completa | Ulteriori Sedute previste: 2 | Trattamenti suggeriti da abbinare: eliminare rughe periorbitarie | Grado di soddisfazione: eccellente | Osservazioni: La paziente riferisce che i piccoli depositi carboniosi nei punti degli spot si sono eliminati in quattro giorni lavando il viso. Non si sono avuti gonfiori e arrossamenti oltre i due giorni. La paziente ha continuato le sue normali attività senza proteggere la parte dal momento che l'area trattata a occhi aperti rientrava nella fisiologica plica palpebrale. |
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PAZIENTE "B" DOPO -
Blefaroplastica Superiore | Durata della seduta:
5 minuti. | Numero sedute: 2 | Controllo a giorni: 70 |
Edema del secondo giorno: medio | Area trattata: terzo
medio, centrale e zigomatico | Epitelizzazione: buona |
Esecuzione consigli medici: quasi alla lettera | Ulteriori
Sedute previste: 1 | Evitare: stress cute palpebrale
(attenzione asciugamano e applicazione e rimozione cosmetici) |
Grado di
soddisfazione: notevole |
Osservazioni: è stato sempre necessario far applicare anestetico
topico mezzora prima dei trattamenti data la personalità del paziente
agofobico che nonostante non si usassero aghi temeva sempre di sentire
dolore. |
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![]() Non si sono avuti gonfiori e arrossamenti la paziente ha continuato le normali attività senza segni di alcun genere visibili sulla parte trattata. |
PAZIENTE "D" PRIMA - Blefaroplastica Superiore: correzione doppia plica palpebrale canto esterno | Sesso: femminile | Età Anni: 53 | Pregressi trattamenti: nessuno | Assunzione Farmaci: antiipertensivi | Patologie oftalmiche o tiroidee: nessuna | Soglia dolore: buona | Asimmetria con la parte contro-laterale: minima | Cheratosi epidermica: maggiore canto esterno | Manipolo utilizzato: Bianco punta media terzo centrolaterale Verde punta piccola terzo esterno | Area trattata: terzo laterale seconda plica palpebrale | Tecnica: Spot | - Sequenza Spot; 5 dado | Numero spot = 40 | Compliance: ottima | Edema e rossore di fine seduta: scarso.
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PAZIENTE "D" DOPO - Blefaroplastica Superiore | Numero sedute: 1 | Controllo a giorni: 28 | Edema del secondo giorno: minimo | Area trattata: solo plica canto esterno e parte supero laterale terzo medio | Epitelizzazione: ottima | Esecuzione consigli medici: completa | Ulteriori Sedute previste: 2 | Trattamenti suggeriti da abbinare: eliminare rughe periorbitarie | Grado di soddisfazione: eccellente | Osservazioni: La paziente preferisce effettuare le sedute nei periodi di ferie. |
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PAZIENTE "E" DOPO - Blefaroplastica Superiore | Numero sedute: 1 | Controllo a giorni: 28 | Edema del secondo giorno: importante (paz. soggetta a congiuntivite primaverile | Area trattata: solo terzo esterno | Epitelizzazione: normale | Esecuzione consigli medici: ha dimenticato di lavare e disinfettare la parte | Ulteriori Sedute previste: 2 | Trattamenti suggeriti da abbinare: eliminare eccesso cutaneo e gonfiore lato nasale terzo medio palpebra superiore | Grado di soddisfazione: eccellente | Osservazioni: La paziente riferisce di aver avuto sierosità della parte trattata sulla quale non aveva osservato i consigli scritti che gli erano stati dati. |
PAZIENTE "F" PRIMA - Blefaroplastica Superiore | Sesso: maschile | Età Anni: 43 | Pregressi trattamenti: applicazione tonici | Assunzione Farmaci: n.d. | Patologie oftalmiche o tiroidee: nessuna | Soglia dolore: normale | Asimmetria con la parte contro-laterale: minima (dorme sul lato sinistro) | Cheratosi epidermica: maggiore lato zigomatico | Manipolo utilizzato: Bianco punta sottile | Area trattata: terzo centrale e laterale | Tecnica: Spot | - Sequenza Spot; solo zig zag | Numero spot = 30 | Compliance: buona | Edema e rossore di fine seduta: medio
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PAZIENTE "F" DOPO - Blefaroplastica Superiore | Durata della seduta: 3 minuti. | Numero sedute: 1 | Controllo a giorni: 30 | Edema del secondo giorno: scarso | Area trattata: terzo laterale | Epitelizzazione: buona | Esecuzione consigli medici: alla lettera | Ulteriori Sedute previste: 0 | Evitare: stress cute palpebrale (attenzione asciugamano e applicazione e rimozione cosmetici) | Grado di soddisfazione: notevole | Osservazioni: Risultato eccellente con aumento di spessore della cute svilita, epitelizzazione perfetta. |
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Epitelizzazione: media (vedi rossore a 30 gg | Esecuzione consigli medici: buona | Ulteriori Sedute previste: 1 | Trattamenti suggeriti da abbinare: pasta glucidica | Grado di soddisfazione: eccellente | Osservazioni: La paziente riferisce che i piccoli depositi carboniosi nei punti degli spot si sono eliminati in 5 giorni lavando il viso. |
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![]() Epitelizzazione: ottima | Esecuzione consigli medici: completa | Ulteriori Sedute previste: 2 | Trattamenti suggeriti da abbinare: sedute domiciliari con impasto glicidico per ore una die per 30 gg. | Grado di soddisfazione: eccellente. |
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